In Europa la situazione rimane di estrema tensione. Gli attentati ai tubi che trasportano gas nel Mare del Nord aggiungono preoccupazione con l’inverno alle porte. In Gran Bretagna il nuovo Governo sta creando problemi alla sterlina. In Italia le elezioni hanno confermato la vittoria della destra. Intanto negli Stati Uniti i toni degli esponenti FED rimangono sempre molto hawkins sui tassi.
La FED non cambia idea e, oltre ad aumentare i tassi come previsto, promette nuove strette fino al 4,5%-4,75%. Una situazione che il mercato azionario non ha preso bene mentre in quello valutario il dollaro affonda nuovamente le sue unghie sull’euro. Intanto il Giappone interviene sul mercato valutario per frenare la debolezza dello yen e il contesto geopolitico si arricchisce di nuove tensioni con la Russia protagonista
La FED tiene in tensione i mercati i quali temono un maxi rialzo dei tassi dopo che il dato sull’inflazione americana ha decisamente deluso le aspettative. Soprattutto l’inflazione core è salito confermando come la strada per piegare la curva è lunga. Europa intanto ancora divisa sulla gestione del caro energia. E il dollaro ne approfitta per riguadagnare terreno.
La BCE alza i tassi di interesse come da previsione permettendo all’euro quanto meno di arginare i ribassi. Ai 75 punti base di settembre se ne aggiungeranno altri 75 nel prossimo meeting dopo che anche la FED avrà agito in tal senso. L’inflazione rimane la bestia da sconfiggere ma rallentamento economico combinato ad aumento dei tassi non sono eventi che piacciono ai mercati.
Torna la tensione sui mercati finanziari dopo che la FED ha mostrato stupore per l’andamento positivo delle piazze azionarie questa estate. Se non era stato compreso il messaggio ora è chiaro. I tassi saliranno e parecchio, fino a quando l’inflazione non sarà stroncata. Intanto l’Europa affronterà incertezze e crisi nel peggiore dei modi. Alzando ancora i tassi di interesse
Powell non intende mollare la presa sui tassi di interesse e da Jackson Hole comunica ai mercati che di ribasso del costo del denaro è ancora molto prematuro parlarne. E così le borse prendono male la notizia come anche l’euro colpito dura da un nuovo rafforzamento del dollaro. In Europa aumentano le preoccupazioni per il caro gas con una recessione che potrebbe essere amplificata dal nuovo rialzo dei tassi di settembre necessario per contrastare l’inflazione.
L’inflazione americana di luglio ha fatto registrare una variazione nulla, abbassando a 8,5% la variazione annua dei prezzi al consumo. Un primo segnale di picco raggiunto che potrebbe essere richiamato da Powell nell’attesissimo simposio di Jackson Hole a fine agosto. Rimbalzo di EurUsd in corso ma ancora senza segnali tecnici di inversione.
Alle tensioni geopolitiche si sono contrapposte la scorsa settimane notizie confortanti sull’economia americana. Il mercato è consapevole che ci sarà la recessione ma forse sarà meno pesante del previsto. L’euro intanto continua a essere debole sullo scetticismo espresso dal mercato circa le future manovre di rialzo dei tassi BCE.
La FED senza indugi riporta il costo del denaro al 2,5% e indifferente a uno scenario di recessione promette nuove strette a settembre. Le borse prendono bene la notizia. La BCE intanto tenta di arginare la speculazione sui paesi periferici introducendo nuove regole di ingaggio che verranno utilizzate da Francoforte per proteggere paesi come l’Italia ora alle prese con le elezioni anticipate e il dopo Draghi.
In Europa non si ferma la crisi del gas. Tra flussi in diminuzione e prezzi in ascesa per la BCE la scelta di alzare i tassi in un contesto recessivo è particolarmente ardua. Intanto l’euro si adegua ad un differenziale di crescita in ulteriore allargamento rispetto agli Stati Uniti avvicinandosi alla parità.