Il mercato ha congelato le sue posizioni dopo che il dato dell’inflazione americana ha mostrato un rallentamento minore delle aspettative. Si attenderanno i meeting delle banche centrali a marzo con la dinamica del cambio che probabilmente si manterrà in un ristretto range correttivo fino a quella data prima di prendere una direzione più precisa.
Il mercato prende atto delle parole di Powell che indicano ancora troppa esuberanza nel mercato del lavoro rendendo necessarie nuove manovre rinviando così al 2024 il ribasso nei tassi. EurUsd attacca senza troppa convinzione i primi supporti confermando per ora il trend rialzista.
La Federal Reserve non delude i mercati alzando come previsto i tassi di 25 punti base offrendo una prima prospettiva di stop fra un paio di riunioni. Il mercato comincia a scommettere su tagli nei tassi a fine 2023. La BCE aumenta come previsto di 50 punti base e Lagarde apre su un rallentamento del passo dopo marzo.
Il mercato crede che i rialzi di questa settimana che arriveranno dalla Federal Reserve saranno destinati ad essere ridimensionati a fine anno quando il rallentamento economico chiederà dazio. Questo spiega il rally delle borse e questo spiega la debolezza di un dollaro ormai prossimo a livelli critici di 1,10/1,12 contro euro
I gestori stanno rapidamente ricoprendo le posizioni di sottopeso sull’Europa che avevano caratterizzato il 2021. Situazione che sta favorendo la risalita di EurUsd anche sulla prospettiva di una FED meno aggressiva sui tassi e che, addirittura, entro fine 2023 potrebbe tagliare il costo del denaro se il rischio recessione si facesse più alto complice anche il raggiungimento del tetto sul debito.
Il 2022 è stato un anno ancora sfavorevole a EurUsd, ma la reazione arrivata a partire da settembre in avanti è stata talmente travolgente da invertire la tendenza. La FED si avvia a esaurire l’aumento dei tassi mentre la BCE continua a combattere l’inflazione. L’euro in questo contesto si avvantaggia anche per le minor preoccupazioni sul fronte dell’energia nel Vecchio Continente.
I verbali del meeting FED di dicembre confermano la linea dura della banca centrale nel contrastare l’inflazione. Nessun membro si è detto favorevole a ridurre il costo del denaro nel 2023. Intanto in Europa l’inflazione scende più velocemente del previsto, un fattore che potrebbe zavorrare l’euro nel breve termine.
Il 2022 si chiude con un saldo positivo per il dollaro americano, ma nettamente sotto i massimi dell’anno. I tassi di interesse europei stanno risalendo rapidamente riducendo il differenziale tassi con gli USA. Poi c’è un prezzo del gas che ha subito un forte ridimensionamento avvantaggiando EurUsd che ritrova la soglia di 1,07.
Il 2022 è stato un anno positivo per il dollaro, ma che poteva andare meglio rimuovendo gli ultimi due mesi dell’anno. Dimezzato praticamente il guadagno a causa non tanto di una banca centrale americana restia ad alzare i tassi, quanto piuttosto a banche centrali come la BCE (e presto la BOJ) che hanno abbandonato la politica del tasso zero. Il 2023 sarà molto interessante e ricco di sorprese.
La FED aumenta i tassi di interesse di 50 punti base come previsto aprendo le porte ad un periodo di costo del denaro che rimarrà al 5% più a lungo del previsto. Riviste al rialzo le stime di inflazione e al ribasso quelle di crescita confermando le indicazioni della vigilia di Powell. Da copione anche il rialzo della BCE che però formalizza il Quantitative Tightening. EurUsd tocca nuovi massimi ma si ferma di fronte alle resistenze chiave