Le parole di Powell, le ultime pubbliche prima del FOMC di fine 2024, risuonano come anticipatrici di quello che accadrà ai tassi di interesse americani nel 2025, quanto meno nella prima parte dell’anno.
Ovvero smetteranno di scendere perché come ha detto Powell stesso l’economia sta andando meglio delle previsioni e tutto questo nonostante una politica monetaria restrittiva.
Se dalle parti di Washington si stanno chiedendo cosa non ha funzionato nella gestione della politica monetaria oppure se il new normal dell’inflazione è il 3%, non ci è dato saperlo.
Di certo il mercato valutario ha già preso atto di questa tendenza con il rafforzamento del dollaro soprattutto contro euro.
Il consueto atteso dato sulla disoccupazione americana ha confermato un mercato del lavoro tonico con nuove buste paga superiori alle aspettative.
Andando in Europa è la crisi della politica francese ad occupare il campo.
La caduta dopo appena tre mesi del Governo Barnier riapre la crisi della seconda economia europea. L’aspetto più preoccupante è che questa crisi arriva prima di aver approvato la legge di bilancio per il 2025 costringendo la seconda economia europea a gestire questa delicata fase dell’anno in emergenza. Macron tenterà a questo punto di formare un nuovo Governo per evitare le elezioni.
Lo spread degli Oat verso i titoli di stato tedeschi raggiunge i 90 punti base. La differenza di rendimento verso i titoli di stato italiani è inferiore ai 40 punti base. Non crediamo ad una nuova crisi nell’Eurozona, ma naturalmente le incertezze francesi e soprattutto le fosche prospettive pesano sulle decisioni politiche ed economiche dell’intero continente.
Zavorrando l’euro a sua volta già colpito da una crisi economica tedesca molto profonda, paese che andrà al voto a febbraio.
Il mercato stima in 175 punti base l’entità del taglio nel costo del denaro dei prossimi 12 mesi da parte della BCE e questo, in parallelo a una FED che si fermerà, non può che provocare un ulteriore indebolimento dell’euro.
La tesi del doppio massimo su EurUsd rimane valida ma non ancora formalizzata in pieno.
Come si vede dal grafico il doppio massimo in area 1,12 necessita di un break definitivo di 1,05 per puntare con decisione alla discesa sotto la parità.
L’assenza di un segnale di rottura definitivo fa rimanere aperta l’ipotesi di un prolungato trading range. Come vedremo tra poco sarà decisiva la chiusura del mese di dicembre.
EurUsd non ha mai chiuso sotto 1,055 il mese dall’inizio del 2023.
Come si vede dal grafico questo livello diventa quindi decisivo anche in termini prospettici.
Un break del supporto, come ormai abbiamo capito decisivo per le sorti future della moneta unica, porrebbe fine ad una lateralità con implicazioni bearish per un cambio EurUsd destinato nel 2025 a scendere sotto la parità anche per effetto di una divergente politica monetaria e crescita economica. La chiusura di dicembre sarà quindi fondamentale.