Confermata dalla Federal Reserve la decisione di non muovere i tassi di interesse che rimangono, come da attese, nel range 5,25%/5,50%. Da luglio la FED ha stoppato i rialzi favorendo un ribasso generale della curva dei rendimenti e alimentando speranze nei mercati azionari che nel frattempo hanno raggiunto nuovi massimi.
Rimosso nel comunicato finale il riferimento a ogni nuova possibile stretta, ma non è detto che a marzo ci sarà il taglio tanto atteso. Powell ha gelato l’entusiasmo dei mercati dicendo che fino a quando l’inflazione non tornerà su un solido sentiero del 2% ogni ipotesi di riduzione del costo del denaro è prematura. Queste le righe del comunicato finale che hanno fatto storcere il naso ai mercati “Valutando ogni aggiustamento dei tassi, la Fed terrà conto attentamente dei dati economici, dell’evoluzione delle prospettive e della bilancia dei rischi. La Fed non prevede che sia appropriato ridurre i tassi fino a quando non avrà una maggiore fiducia sul fatto che l’inflazione si muove in modo sostenibile verso il target del 2%”.
Si farà ma ancora è presto per dire quando con i dati boom di gennaio sullo stato dell’occupazione (oltre 300 mila nuove buste paga emesse) che hanno stupito gli analisti mettendo in seria discussione la possibilità che a breve la FED intervenga sul costo del denaro in un momento di mercato del lavoro così teso.
Il dollaro si è avvantaggiato comunque in una settimana dove sono emersi anche importanti dati da Eurolandia che confermano il rallentamento economico, ma al tempo stesso un seppur modesto rigurgito dell’inflazione in Spagna e Italia. I mercati stimano comunque che Lagarde taglierà il costo del denaro alla luce anche della confermata recessione tedesca e della stagnazione nei dati di Pil del quarto trimestre. Già ad aprile il taglio dovrebbe essere di 25 punti base ed è questo il motivo per cui EurUsd continua a picchiare sui supporti importanti di area 1,08.
EurUsd torna nuovamente a premere sui supporti fondamentali di area 1,08. Per ora il mercato ci sta provando e indubbiamente la pressione sulla media mobile a 200 giorni si fa sempre più alta ed un cedimento aprirebbe le porte ad un allungo potenziale prima verso 1,05 e poi verso 1,02. Evidente a livello grafico come questa soglia tecnica rappresenti lo spartiacque critico di un movimento molto ondivago di EurUsd in questi mesi. Il mercato ha azzardato un allungo a dicembre quando sembrava che la BCE fosse più hawkins della FED sui tassi per poi ribaltare tutto nelle ultime settimane.
Il Dollar Index ha assunto una configurazione grafica da manuale dell’analisi tecnica. La precisione con cui il dollaro ha testato e poi rimbalzato sulla media mobile a 200 settimane fa comprendere quanto tecnico sia oggi il mercato. In luglio per due settimane consecutive DXY ha toccato la media mobile prima di risalire vigorosamente. La picchiata verso il basso nuovamente a fine 2023 prima che una figura di hammer settimanale risollevasse un biglietto verde che per stagionalità storica a febbraio rimane una valuta apprezzata dai trader e probabilmente destinata a salire ancora un poco prima dell’avvio di un periodo stagionalmente più complicato per il biglietto verde.