Il giorno della liberazione americana, come ha definito Trump il 2 aprile, è arrivato.
Tutte le speculazioni sulle barriere commerciali che gli Stati Uniti vorrebbero alzare nei confronti delle aree economiche verso cui esistono forti sbilanci commerciali forse troveranno una spiegagazione. O forse no visti i precedenti di dazi annunciati e poi ritirati.
Con Trump le sorprese sono all’ordine del giorno e quindi sembra abbastanza inutile riportare le notizie e i rumors che hanno preceduto questa fase. Commenteremo le notizie la prossima settimana prendendo atto per il momento solo del dazio imposto sull’import di auto sul suolo americano quantificato nel 25%. Europa e Giappone le aree economiche maggiormente penalizzate vista la quota ragguardevole di export di veicoli verso gli States.
Al momento gli indici anticipatore Pmi ci dicono che l’America tiene dal punto di vista economico, facendo meglio di Europa, Australia e Giappone. Proprio il paese nipponico vede addirittura l’indice anticipatore scendere sotto i 50 punti giustificando quindi la decisione della BOJ di non alzare i tassi nonostante l’ennesimo dato di inflazione della capitale Tokyo che conferma come le pressioni sui prezzi al consumo non sono sopite.
Il mercato valutario rimane guardingo anche se gli speculatori hanno aumentato nelle ultime settimane le posizioni lunghe su euro, sterlina e yen sulla scommessa che il dollaro sarà la vittima predestinata di questa politica di Trump.
La Fed per il momento si mantiene cauta e aspetta. Questo permette al biglietto verde di non violare certi livelli tecnici che darebbero semaforo verde alla debolezza. Lo stesso deflatore del Pil, indicatore preferito dalla Fed per misurare l’inflazione, è salito nell’ultima rilevazione al 2.8% confermando anche in questo caso che l’inflazione non è stata domata. E i dazi potrebbero peggiorare il profilo futuro.
In Europa sarà interessante verificare come la BCE approccerà il meeting di politica monetaria di aprile dopo la pubblicazione dei dati di inflazione. La sensazione è che Francoforte starà a guardare in attesa di conoscere maggiori dettagli su trade war e negoziati.
Il trend rialzista di EurUsd ha trovato nella zona di prezzo attorno a 1,09/1,10 una prevedibile resistenza.
L’indicatore di forza del trend Adx sopra quota 30 segnalava un progressivo aumento dei compratori testimoniato anche dalle posizioni lunghe di euro degli speculatori tornata a mostrare un segno positivo sui mercati futures dopo diversi mesi.
Prevedibile la fase di consolidamento che però adesso richiede da parte di EurUsd una prova di quanta voglia c’è da parte del mercato di andare all’attacco delle resistenze. La media mobile a 20 giorni sembra rappresentare l’ideale trampolino di lancio in tal senso.
Siamo restii a proclamare finita la fase bullish per EurUsd. Tipicamente il cambio ha raggiunto l’ipercomprato settimanale nelle scorse formalizzazioni di massimi primari.
Ancora sotto questa prospettiva non ci siamo. Rimangono perciò lasciate aperte le porte ad un interessamento di nuovo della fascia di resistenza posizionata attorno a 1,10 con l’escursione fino a 1,12 che sembra essere in questo momento lo scenario più ottimistico per la moneta unica europea.