I numeri dell’occupazione americana confermano che il rallentamento economico è in corso. Con poco più di 140 mila nuove buste paga emesse (leggermente sotto le previsioni), ma soprattutto con una revisione verso il basso di oltre 80 mila unità nelle nuove buste paga dei due mesi precedenti, la FED ha avuto la certezza che è arrivato il momento non solo di tagliare i tassi a settembre, ma anche di agire con una certa urgenza e incisività. Pena un rallentamento che rischierebbe di sfociare in recessione economica. La reazione negativa delle borse lo conferma.
I dati sull’ISM manifatturiero americano hanno riacceso le preoccupazioni su una recessione negli States. Ancora sotto quota 50 punti il dato generale, a preoccupare sono stati i dati sulle scorte in considerevole aumento e la caduta della componente nuovi ordini ai minimi degli ultimi 14 mesi. A complicare il quadro un seppur marginale aumento della componente prezzi.
Il Beige Book ha evidenziato che la crescita è piatta o in rallentamento nella maggior parte dei distretti analizzati. Uno dei rapporti più seguiti dagli analisti e stilato dalla FED ha anche evidenziato come l’aumento dei salari e dell’inflazione in genere è stato modesto.
Un altro semaforo verde per Powell quindi nell’iniziare la politica di riduzione del costo del denaro.
L’Eurozona intanto si appresta ad un nuovo taglio nei tassi da parte della BCE. Una sforbiciata di un quarto di punto che dovrebbe dare un po’ di respiro all’economia tedesca che contina a sfornare negatività sul fronte prospettico (vedi indici Zew e Pmi in contrazione). I dati sulle vendite al dettaglio dell’intera Eurozona si sono dimostrati fiacchi e su base annua pari a -0,1%. Unico segnale positivo quello in arrivo dalla Germania dove i nuovi ordinativi sono saliti a luglio del 2,9%.
L’analista tecnico continua a seguire un canovaccio che per il momento deve tenere conto di una figura formalizzata di testa e spalla rialzista con la lunga candela bullish di inizio agosto che ha seguito il più classico dei pull back prima di ripartire. Testate le resistenze di area 1,12 c’è stata una sorta di riflessione. Poi la ripartenza decisa post dati sulla disoccupazione americana che conferma lo scenario bullish.
Se gli obiettivi della figura di testa e spalla sono stati raggiunti a questo punto il cambio deve con decisione rilanciare la sua azione sopra 1,12 per puntare verso zona 1,16/1,17.
FED e BCE saranno i market movers in grado di fornirci una risposta.
Il Dollar Index ha tentato un recupero che però non è andato oltre la media mobile che guida il downtrend da inizio luglio. Considerando che da quelle parti si posizionava anche il precedente supporto che univa i minimi di luglio e dicembre 2023, una conferma che per ora i compratori di dollari stanno alla finestra. Se la fase attuale di debolezza del dollaro è destinata all’esaurimento, appare prevedibile una nuova incursione verso il basso (in corso) formalizzando una sorta di doppio minimo solo in caso di tenuta dei supporti e che dovrebbe fissare il punto più acuto del ribasso estivo. Dovessero cedere i minimi di fine agosto si andrebbe diretti sui minimi di luglio 2023.